Per Fabio

Questo Blog è anche un diario perché la Storia è una continuazione di eventi nel tempo che riguardano gli uomini che concorrono comunque a scriverla.

Non può passare dunque questo giorno senza ricordare Fabio, scomparso prematuramente ieri ad appena 55 anni nello sgomento generale di chi lo ha conosciuto e apprezzato.

Con Fabio avevo condiviso gli anni di formazione militare, in Accademia e Scuola di Applicazione, poi avevamo preso strade diverse, rimanendo però sempre aggiornato sul suo percorso che lo avrebbe portato ad una brillante carriera segnata da ben due periodi di comando di Reggimento: il 46° e 44° Trasmissioni.

Ha fatto la sua parte il Colonnello Fabio Minotti, servendo il Paese con disciplina e onore come avevamo giurato insieme agli altri nostri compagni del 168° corso in un lontano giorno d’inizio primavera del 1987: ha contributo, in silenzio, alla storia del nostro Esercito e a dare sostanza alla parola cameratismo, che resta sempre la più alta espressione di fratellanza d’individui legati da un comune destino, quello di servire la Patria.

Resterai con noi, caro Fabio, che ti abbiamo conosciuto e voluto bene perché del nostro corso sei stato e sarai sempre una parte preziosa e indimenticabile.

Interprete di libertà e democrazia

La Rassegna militare del 2 giugno ha sempre accompagnato e interpretato quei valori di libertà, democrazia e convivenza pacifica del nostro Paese. Un segnale di fiducia nel futuro e nella volontà di rinascita che permea ancora oggi la nostra Repubblica.

Nella Rassegna del 2 giugno 1948, l’allora Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, nel ricevere il saluto delle bandiere delle unità militari schierate, assumeva simbolicamente il comando delle Forze Armate così come stabilito dall’articolo 87 della Costituzione repubblicana.

La prima sfilata militare risale al 1948 e venne organizzata per celebrare il secondo anniversario della Repubblica. Per l’occasione in Piazza Venezia, davanti all’Altare della Patria, vennero schierati in forma statica nove reggimenti dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica, dei Carabinieri. 

Nel 1949, anno dell’ingresso dell’Italia nella Alleanza Atlantica, si svolsero 10 sfilate militari contemporaneamente in altrettante città, tra cui Pordenone, Latina e L’Aquila.

Nel 1950, invece, per la prima volta la parata militare fu inserita nel protocollo delle celebrazioni per la Festa della Repubblica e, nel 1961, centenario dell’Unità, si svolse anche a Torino e Firenze, prime Capitali dell’Italia unita.

Nel 1965, per celebrare il cinquantennale dell’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, sfilò anche un Gruppo Bandiere composto dai vessilli delle Unità disciolte che avevano preso parte alla Grande Guerra.

In occasione del trentennale della fine della secondo conflitto mondiale, nel 1975, nella struttura della parata furono introdotti alcuni Gruppi Bandiera delle formazioni, regolari e non, che avevano partecipato alla Guerra di Liberazione, insieme con i Gonfaloni delle città decorate di Medaglia d’Oro al Valor Militare.

L’anno successivo, a causa del terremoto in Friuli, la parata fu sospesa e sostituita da una deposizione di corona al Milite Ignoto, mentre nel 1977 si optò per la cerimonia in Piazza Venezia, con una Brigata costituita da 43 compagnie in rappresentanza di tutte le Forze ed i Corpi armati e non dello Stato.

Motivi di austerity portarono alla sospensione della manifestazione dal 1978 al 1982. Solo nel 1983 la sfilata fu ripristinata, sull’itinerario Aventino – Porta S. Paolo, nella prima domenica di giugno.

Chi scrive sfilò il 2 giugno 1985 con la Compagnia d’onore della Scuola Militare “Nunziatella” lungo le Terme di Caracalla di fronte al Presidente Sandro Pertini e alle più alte cariche dello Stato.

Dal 2016 ad aprire la sfilata offrendo così un’immagine di unità tra civili e militari, sono i Sindaci in rappresentanza di 8.000 Comuni italiani.

Dopo due anni di sospensione a causa delle misure adottate per il contenimento della pandemia (2020 e 2021), dall’anno scorso la tradizionale sfilata su via dei Fori Imperiali è tornata a caratterizzare le celebrazioni della festa della Repubblica.

Un buon trattato

Dal Col. Vincenzo Stella riceviamo e volentieri pubblichiamo questo interessante articolo sul Trattato CFE.

Il 10 maggio 2023 il presidente russo, Wladimir Putin, ha firmato un decreto per avviare la procedura per uscire definitivamente dal Trattato sulle Forze armate Convenzionali in Europa (CFE) firmato a Parigi il 19 novembre 1990.

Già nel 2007 la Russia aveva notificato la sospensione dell’applicazione delle disposizioni del Trattato CFE. Si era arrivati a ciò a seguito della mancata ratifica, da parte dei Paesi NATO, del Trattato CFE Adattato (redatto e approvato nel 1999) che teneva conto della dissoluzione del Patto di Varsavia e dell’espansione della NATO.

Alla sospensione dell’applicazione del Trattato è seguita, nel 2015, la cessazione, sempre da parte della Russia, della partecipazione alle riunioni del Gruppo Consultivo Congiunto del CFE.

Il vero successo del Trattato CFE era stato di negoziare un livello di parità nel settore delle forze armate convenzionali attraverso riduzioni asimmetriche. Ciò era stato raggiunto soprattutto grazie al nuovo pensiero del presidente sovietico Gorbaciov secondo il quale le relazioni tra gli Stati devono basarsi su reciprocità e cooperazione e che la condivisione dei pericoli implica il ricorso ad una “sicurezza comune”. A ciò Gorbaciov aggiunse una dimensione militare con il concetto dei “livelli di ragionevole sufficienza difensiva” quale base per qualsiasi concezione di controllo e riduzione degli armamenti e soprattutto per accettare riduzioni asimmetriche di armamenti e forze.

Si era riusciti a realizzare uno dei principi fondamentali di un equilibrato controllo armamenti cioè il principio del “pari livello di sicurezza” per tutti i partecipanti al dialogo ovvero la rinuncia da parte di ciascun membro della Comunità Internazionale a ricercare la superiorità militare per ottenere un margine di super sicurezza o per imporre sugli altri Stati la proiezione politica della propria potenza militare.

Uno degli scopi del Trattato, oltre a quello di livelli più bassi e verificabili degli armamenti convenzionali, era stato di diminuire la possibilità e il rischio di attacchi di sorpresa o intraprendere operazioni offensive su larga scala.

Con quest’ultima decisione, che segue all’uscita dal Trattato Cieli Aperti (si veda https://storiaesoldati.wordpress.com/2021/01/07/__trashed-2/ ) e alla sospensione del Trattato New Start, viene portato il colpo finale ai successi raggiunti dai negoziati multilaterali portati avanti durante la guerra fredda  (si veda https://storiaesoldati.wordpress.com/2022/07/01/equilibrio-passato/ ).

Le lancette dell’orologio sono state portate molto indietro. Del resto Machiavelli, nel basarsi su una concezione ciclica della storia, affermava che ”Tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li medesimi”.

Voglio sperare che, come scrive Benedetto Croce in “La storia come pensiero e come azione”: «in senso assoluto, e in istoria, non c’è mai decadenza che non sia insieme formazione o preparazione di nuova vita, e, pertanto progresso» e che quindi ci si sforzerà presto a riavviare negoziati per tornare ad un clima di fiducia e stabilità e ad escogitare nuovi strumenti ancora più efficaci.

Tracce sulla spiaggia

Passeggiando sulla spiaggia di Lavinio nel comune di Anzio, sulla facciata lato mare dell’albergo- stabilimento balneare “La Sirenetta”, si trova una targa commemorativa del 2° Battaglione del North Staffordshire Regiment

Il 2° Battaglione sbarcò sulla spiaggia di Lavinio il 22 gennaio 1944 nell’ambito dell’operazione Shingle ossia lo sbarco del VI Corpo USA ad Anzio.

Nella battaglia conseguente allo sbarco per la liberazione di Roma, il Battaglione pagò un pesante tributo di sangue: solo il 7 febbraio 1944 ebbe 323 perdite (tra morti e feriti) nel tentativo di conquistare la località di Buonriposo catturato in un primo tempo ma abbandonato in seguito al nemico a causa dell’esaurimento delle munizioni.

Molti dei caduti oggi riposano nei ben due cimiteri di guerra del Commonwealth che si trovano nel territorio di Anzio.

Questa targa commemorativa scoperta per caso durante una passeggiata sulla spiaggia conserva il ricordo perenne del loro sacrificio.

Preziosa appendice

Francesco Lamberti ha pubblicato un’appendice al suo libro “Salerno, settembre 1943. I combattimenti al caposaldo San Liberatore” già recensito su questo Blog lo scorso 27 luglio 2022.

Si tratta di un prezioso lavoro documentario su fonti inedite di archivi tedeschi e americani che arricchisce l’opera principale e riporta alla memoria i caduti di quei fatti d’armi del tragico settembre 1943, riemersi dall’oblio nella loro dimensione umana.

Piccole storie, nella grande Storia, che accomuna tutti nel sentimento di pietà e nel ricordo del sacrificio di chi, comunque, fu vittima dei drammatici fatti dell’epoca.

Figlio di Pistoia

Giovanni Marini (1911 – 1936) fu un giovane pistoiese caduto in terra d’Africa, insignito di Medaglia d’oro al Valor militare (alla memoria).

A lui è intitolata la caserma di Pistoia che ospita il 183° Reggimento Paracadutisti “Nembo” (e in precedenza, il II Battaglione del 78° Reggimento Fanteria “Lupi di Toscana”).

La motivazione dell’alto conferimento riporta: “Comandante di una squadra Mitragliatrici Pesanti durante un violento attacco nemico, durato quattro ore, dirigeva con calma il fuoco, infliggendo gravi perdite all’avversario. Ferito, rimaneva al suo posto, sparando egli stesso la mitragliatrice. Colpito a morte lanciava ai superstiti l’ultimo grido di incitamento alla resistenza. Fulgido esempio di eroismo e di spirito di sacrificio. Selaclacà, 29 febbraio 1936”

Parole semplici per fatti indimenticabili compiuti da un figlio di Pistoia.

La battaglia e il santo

La magnificente cappella Corsini della Basilica di S. Maria del Carmine di Firenze ospita, tra le altre pregevoli opere d’arte, un altorilievo marmoreo di Giovan Battista Foggini che raffigura S. Andrea Corsini (1301 – 1374) che protegge i combattenti fiorentini nella battaglia di Anghiari, combattuta il 29 giugno 1440 tra le truppe milanesi del Visconti e i fiorentini a capo di una coalizione cui partecipavano anche veneziani e pontifici. La battaglia riportò la vittoria di Firenze e dei suoi alleati.

Secondo la tradizione, S. Andrea Corsini apparve nel cielo sopra Anghiari durante la battaglia ed è proprio questo episodio che la famiglia Corsini e il Foggini decidono di realizzare. La scultura rappresenta infatti il Santo che impugna una spada sulla destra e sulla sinistra il pastorale, mentre alcuni angeli gli sorreggono il mantello e la mitra. Il gruppo celeste sovrasta una moltitudine di combattenti sotto le mura di una città fortificata.

Una rappresentazione possente e suggestiva di un fatto d’arme che unisce una delle più illustri famiglie fiorentine alla storia della propria città.

Così scrisse

Il Generale Manfredo Fanti, ritenuto giustamente il fondatore dell’esercito italiano con propria Nota del 4 maggio 1861, così scrisse, negli anni finali della sua vita, in una lettera ad un amico:

“…Quando poi alzo gli occhi sulle attuali nostre condizioni dico che così non va e bisogna cangiar strada; la buona volontà non basta, conviene avere vista di lince, mano di ferro e iniziativa anzitutto; altrimenti la fortuna passa e ogni cosa isterilisce e muore…”. (tratto da Francesco Bogliari – Carlo Traversi, Manfredo Fanti, SME – Ufficio Storico, Roma, 1980, pag. 183)

A perenne memoria di parole sempre attuali.

Un primo passo?

Dalla fine della Guerra Fredda le Forze Armate di molti Stati europei sono state orientate verso operazioni di Peace Keeping che richiedevano una tipologia di forze diversa da quelle di operazioni militari di tipo convenzionale. Attualmente è in atto più che un riarmo (la stessa Germania lo ha annunciato ma a tutt’oggi ancora poco  realizzato) un nuovo orientamento delle forze verso un possibile, anche se ovviamente non auspicabile, conflitto  di tipo convenzionale qual è quello russo -ucraino.

Un conflitto convenzionale oggi, come ha ben scritto ormai tanti anni fa il Generale Paolo Supino nel suo saggio la “Guerra Moderna”, può essere affrontato solo da una difesa collettiva: per questo, oltre alla conferma dell’importanza della NATO, occorre rinforzare la Difesa comune europea anche incominciando a pensare seriamente ad un esercito europeo che sia complementare agli eserciti nazionali degli Stati dell’Unione Europea.

La Bussola Strategica, recentemente approvata dalla UE, prevede la creazione di una forza di 5000 uomini: potrebbe essere il primo concreto passo verso uno strumento militare comune europeo. Per questo è un’occasione che sarebbe colpevole sprecare.

Un esempio di Resistenza

Il Sergente maggiore Udino Bombieri (1915 -1943), era capocarro e vice comandante di plotone semoventi del 10° Reggimento Lancieri «Vittorio Emanuele II». Il giorno dopo l’armistizio Bombieri si trovava a Bracciano (Roma) e quando il suo reparto fu attaccato dai tedeschi resistette valorosamente fino al sacrificio della propria vita, come testimonia la motivazione della massima ricompensa al valore militare.

A ricordo di Bombieri oggi porta il suo nome una strada di Bracciano (Roma). Anche una piazza del suo paese natale, Grezzana (Verona), in frazione Lugo, è stata intitolata a Udino Bombieri.

Motivazione della Medaglia d’oro al Valor militare alla memoria

Capocarro e vice comandante di plotone, ricevuto l’ordine di abbandonare il proprio semovente ormai inutilizzato da una perforante germanica, già ferito, ordinava al marconista e al pilota di lasciare il semovente e rimaneva sotto le raffiche nemiche per inutilizzarlo completamente. Colpito nuovamente da schegge di granata non abbandonava il carro fino a che non era sicuro di lasciarlo completamente fuori uso nelle mani del nemico. Caduto ferito mortalmente faceva cenno al proprio comandante di plotone che cercava di avvicinarglisi e di portargli soccorso di non curarsi di lui, di non esporsi, di tornare al suo plotone in combattimento. Continuava il fuoco con la mitra, accasciato poco lontano dal proprio carro in fiamme, fino a che non veniva colto alle spalle e ucciso a revolverate da granatieri germanici. Bracciano, 9 settembre 1943.