A proposito di “Nunziatella”

Il deputato europeo Paolo Barbi (1919 – 2011), già docente di storia e filosofia alla Scuola Militare “Nunziatella di Napoli dal 1949 al 1959, durante una visita dei suoi colleghi deputati nel 1982 al contingente militare italiano in Libano (comandato dall’ex allievo Generale Franco Angioni) ebbe a dire:

/…/ La Nunziatella è una cosa importante, cari miei. Molto importante! Uno strumento felicemente concepito, miracolosamente conservato lungo due travagliatissimi secoli e ancora oggi sapientemente curato, per costruire gli uomini, i veri uomini. Un luogo dove s’impara a contrapporre il senso di responsabilità sociale all’individualismo comodo e egoista.

È stata una cosa importante per l’Italia del Risorgimento. Ma lo è ancor più per l’Italia di oggi perché fornisce ogni anno una sua pur piccola dose di quel lievito di cui ha tanto bisogno la massa del popolo italiano. Peccato che di Nunziatella in Italia ce ne sia una sola.

Oggi queste parole sono giustamente incise, a perenne memoria, su una lastra di bronzo all’interno della Scuola e meritano di essere conosciute.

Per chi e con chi

Oggi, venendo meno ad una regola fino a qui di massima rispettata, i lettori di questo Blog leggeranno di me. La triste circostanza della scomparsa di un soldato e ufficiale da me profondamente ammirato mi offre l’occasione per l’eccezione.

Sono stato allievo della Scuola Militare “Nunziatella” di Napoli. In quegli anni, ufficiale d’inquadramento degli allievi era l’allora Tenente dei Bersaglieri Carlo Cisbani, scomparso recentemente: la notizia della sua morte, corsa in un baleno tra gli ex allievi della Scuola, mi ha profondamente commosso perché mi ha riportato alla mente una delle figure militari che più hanno inciso nella mia formazione in quegli anni giovanili.

Carlo Cisbani è sempre stato il mio (irraggiungibile) modello di militarità: ogni aggettivo connesso a questo sostantivo gli apparteneva.

Allora, data la giovane età, ne subivo il fascino senza, in fondo, domandarmi (o capire) il perché; ora ne conosco le ragioni: è stato quel modello di uomo e di soldato che avrei seguito fino alla fine per i valori che incarnava e praticava, primi fra tutti l’esempio e la giustizia alla base del comando.

Ora so per chi e con chi avrei combattuto.

Hurrà signor Tenente!

Un esercito da non scordare

Un esercito da ricordare è quello del Regno delle Due Sicilie che, di fatto, si sciolse il 20 marzo 1861 con la resa della fortezza di Civitella del Tronto in Abruzzo.

Nato nel 1734 con Carlo di Borbone (1716 -1788), visse la storia del Regno dei Borboni di Napoli fino alla sua annessione al neoproclamato Regno d’Italia il 17 marzo 1861 ad opera di Vittorio Emanuele II.

Dotato di armi e corpi di indiscusso pregio e forte numericamente (circa 70.000 uomini nel suo ultimo periodo), l’esercito del Regno delle Due Sicilie partecipò con onore alla Prima Guerra d’Indipendenza, combattendo con valore nella battaglia di Curtatone e Montanara il 29 maggio 1848 e nella difesa della Repubblica di Venezia nel 1849.

Formato da eccellenti quadri provenienti dal Real Collegio Militare (da cui discende direttamente l’attuale Scuola Militare “Nunziatella”) di Napoli, tra cui merita di essere ricordato senz’altro Guglielmo Pepe (1783 – 1855), l’esercito del Regno delle Due Sicilie subì un incomprensibile (per chi scrive) tracollo di fronte all’attacco combinato dei volontari di Giuseppe Garibaldi e all’ esercito sardo -piemontese nel fatale 1860.

Considerati all’inizio prigionieri di guerra, i suoi soldati (per l’esattezza, le ultime 4 classi di leva) vennero incorporati nell’esercito italiano o inviati a casa in licenza illimitata, richiamabili in caso di necessità (si temeva infatti una guerra con l’Austria e questi soldati erano considerati indispensabili). In seguito, ben due tra i primi 3 Capi di Stato Maggiore dell’Esercito italiano (Enrico Cosenz e Domenico Primerano) avevano iniziato la propria vita militare nell’esercito del Regno delle Due Sicilie.

Per chi voglia approfondire l’argomento sono consigliabili due testi:

  • Tommaso Argiolas, Storia dell’esercito borbonico, Napoli, ESI, 1970;
  • Giancarlo Boeri e Piero Crociani, L’esercito borbonico dal 1789 al 1861, 4 volumi, Roma, USSME, 1989 -1998