Altruismo e fiducia

Il 2 febbraio 1918 moriva in un incidente aereo a Padova (al ritorno da un’azione di guerra) il Maggiore del Servizio d’Amministrazione dell’Esercito Oreste Salomone, pilota di bombardiere Caproni C3, Medaglia d’oro al Valor militare.

Nel rileggere la motivazione della Medaglia d’oro, conferitagli Motu Proprio dal Re Vittorio Emanuele III per l’azione sui cieli di Lubiana del 18 febbraio 1916, colpisce che questa non è stata concessa per una particolare e valorosa azione di guerra contro il nemico ma perché Salomone, benché ferito, riportò a casa i suoi compagni di volo feriti e morti. Poteva atterrare in territorio nemico e salvare la sua vita arrendendosi (in tali drammatiche circostanze sottile è la linea tra un’inutile morte e una salvifica resa) però questo avrebbe significato un incerto destino per il suo sfortunato equipaggio nonché la perdita dell’aereo, prezioso per lo sforzo bellico.
Oreste Salomone seguì il cuore andando oltre i propri limiti avendo a mente il bene altrui: mostrò quel coraggio (in questo si esprime il valore) per il quale fu il primo pilota (e amministratore) militare italiano insignito della massima onorificenza in guerra.
Nella vicenda di Salomone, in cui veramente l’eroismo si fa sostanza ed esempio, colpisce un altro dato storico che attiene all’Esercito del tempo che può essere ancora oggi oggetto di riflessione: dar fiducia ai propri uomini. Oreste Salomone chiese volontariamente di far parte del Corpo Aeronautico dell’Esercito (l’Aeronautica militare come Forza Armata autonoma nascerà solo nel 1923) e per quanto non ufficiale dei corpi combattenti, venne ammesso a quella che allora rappresentava una sfida strategica piuttosto che un’opportunità tattica. Ci riuscì perché l’Esercito credette in lui, soprattutto nella sua audace motivazione, necessaria premessa di ogni riuscita. E la Forza Armata non si sbagliò: già nella campagna di Libia (dove l’Esercito italiano per primo nel mondo utilizzò l’arma aerea) Oreste Salomone si conquistò la Medaglia d’argento al valor militare. Credere nei propri uomini è uno dei requisiti che rende un esercito vincente.

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