Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo interessante articolo del Generale Vincenzo Stella sulla difesa europea.
Sono state fatte molte dichiarazioni sulla difesa comune europea, spesso confondendola con l’attività di acquisizione in comune di armamenti ed equipaggiamenti, forse nel tentativo di provare ad avviare e semplificare una materia molto complicata.
Allora può risultare interessante ricordare come si è sviluppata e conclusa la prima vera idea di una difesa europea collettiva, avviata subito dopo il termine della seconda Guerra Mondiale.
Il 4 marzo del 1947 Francia e Regno Unito firmarono un Trattato di “Alleanza e Mutua Assistenza” teso a rinforzare la cooperazione al fine di resistere ad una eventuale futura aggressione della Germania.
L’anno successivo, nel marzo 1948, la firma del Trattato di Bruxelles vide l’estensione di questo sforzo iniziale a tre altri paesi: Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi. In questo caso i firmatari espressero il loro scopo in maniera più chiara in quanto dichiararono anche lo scopo di difesa collettiva.
Questi primi tentativi verso la cooperazione europea in materia di difesa vennero superati da un progetto molto più ambizioso. Nell’estate del 1950, Jean Monnet, espresse la volontà di organizzare la difesa europea su base sovranazionale, ispirandosi al piano del ministro degli Esteri francese Robert Schuman per la creazione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio ( CECA) che sarebbe poi entrata in vigore nel 1952.
La proposta, chiamata Comunità Europea di Difesa (CED), fu presentata dal primo ministro francese René Pleven all’Assemblea Nazionale nell’ottobre 1950. Essa richiedeva la creazione di un esercito europeo posto sotto un’autorità sovranazionale e finanziato da un bilancio comune.
Era previsto l’avvio di un programma europeo in materia di armamenti che sarebbe stato gestito dal Ministro della Difesa europeo, che a sua volta avrebbe operato sotto l’egida di un Consiglio di Difesa europeo.
Il piano Pleven prevedeva l’integrazione di Francia, Germania Ovest, Italia e Benelux nella CED, e ricevette anche il sostegno anche del Regno Unito e degli Stati Uniti dopo che fu prevista l’introduzione di Unità tedesche nel futuro esercito europeo. Il trattato CED fu firmato nel maggio 1952 da Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi. Anche Eisenhower, allora Comandante Supremo Alleato in Europa della NATO (SACEUR), sostenne il progetto della CED quale maniera efficace per massimizzare il potenziale militare europeo.
Ma, nell’agosto del 1954, l’Assemblea nazionale francese respinse il Trattato, rifiutandosi perfino di discuterne, annullando qualsiasi speranza di realizzare la Comunità Europea di Difesa.
A questo punto l’integrazione europea nel settore della difesa poteva avvenire soltanto nell’ambito della NATO. Infatti, il 9 maggio 1955, il Consiglio del Nord Atlantico approvò formalmente l’adesione della Repubblica Federale di Germania all’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico, risolvendo la questione del riarmo della Germania nel contesto Guerra Fredda. Ciò consentiva di poter contare anche sulle risorse umane e materiali tedesche per incrementare le forze convenzionali necessarie per resistere a una possibile invasione sovietica
Tuttavia l’URSS, come reazione al riarmo della Repubblica Federale tedesca e al suo ingresso nella NATO, pochi giorni dopo, il 15 maggio 1955, replicò con la creazione del Patto di Varsavia.
A questo punto, è interessante riportare l’affermazione fatta da Charles de Gaulle, prima della sua elezione a Presidente della Repubblica nel 1958, durante un incontro con Indro Montanelli e l’Ambasciatore Quaroni :«Signori, la Francia, per diventare la Francia, ha speso sei secoli di Storia e di sangue, e sessanta Re. E ora dovrebbe contentarsi di ridiventare un pezzo d’Europa, e basta?».