La dinastia militare

La dinastia dei Savoia, che resse l’Italia dal 1861 al 1946, fu essenzialmente una dinastia militare nel senso che era formata da Re- Soldati che unirono l’agire politico a quello militare.

Non furono in questo un’eccezione rispetto alle altre monarchie del mondo, ma certo l’azione dei Savoia come comandanti militari fu significativa per la storia della dinastia e dell’Italia, nel bene come nel male.

Il più celebre condottiere di Casa Savoia fu Eugenio di Savoia – Soisson (1663 – 1736) che, pur non essendo un principe regnante, fu uno dei più grandi strateghi dell’età moderna, offrendo alla dinastia dei Savoia un prestigio militare immenso, per quanto Eugenio fosse al servizio dell’Imperatore asburgico e non dello Stato sabaudo.

Nell’età contemporanea, i Savoia furono tutti membri delle Forze Armate con i gradi più diversi. Il grado più elevato raggiunto da un membro della dinastia fu quello di Primo Maresciallo dell’Impero che Re Vittorio Emanuele III (1869 – 1947), per Statuto Comandante Supremo delle Forze Armate regie, rivestì dal 1938, a seguito della sua proclamazione a Imperatore d’Etiopia.

L’ultimo Re d’Italia, Umberto II (1904 – 1983), che frequentò la Scuola militare di Roma ma non le Accademie militari di Torino e Modena, rivestì il grado di Maresciallo d’Italia e fu l’ultimo dei Savoia a comandare reparti militari in operazioni: ebbe infatti il Comando del Gruppo di Armate (composta dalla 1^ Armata del Generale Pietro Pintor e dalla 4^ Armata del Generale Alfredo Guzzoni, in totale 312.000 tra ufficiali, sottufficiali e truppa) che partecipò alla battaglia delle Alpi occidentali (10-25 giugno 1940).

La storia militare di Casa Savoia s’intreccia inevitabilmente con la storia militare d’Italia, incarnandone le sconfitte e le vittorie e assumendone indiscutibilmente la responsabilità politica.

Operazione Husky

L’invasione alleata della Sicilia (Operazione Husky ) avvenne la notte tra il 9 e il 10 luglio 1943.

Fu l’inizio della campagna d’Italia che terminerà solo il 2 maggio 1945 con la resa delle truppe tedesche dopo quasi due anni di sanguinosa e terribile lotta, di cui fu vittima specialmente la popolazione civile italiana che pagò un prezzo altissimo in sofferenze morali e materiali.

Gli anglo – americani attaccarono con due armate: la 7^ armata americana, agli ordini del generale George Smith Patton (1885 – 1945), che sbarcò nei dintorni di Gela e l’8^ armata inglese, agli ordini del generale Bernard Law Montgomery (1887 – 1976), che sbarcò nella zona di Pachino. Le due armate erano raggruppate nel 15° Gruppo di armate comandante dal generale britannico Harold Alexander (1891- 1969) che rispondeva direttamente al generale americano Dwight David Eisenhower (1890 – 1969) comandante supremo alleato dello schacchiere mediterraneo.

Il piano difensivo italiano prevedeva l’arresto dell’invasione ad opera delle divisioni costiere italiane ed il successivo contrattacco ad opera delle 4 divisioni mobili italiane (“Assietta”, “Aosta”, “Napoli”e “Livorno”) sostenute dalle due divisioni tedesche ( 15^ divisione granatieri corazzati Sizilien e divisione corazzata Hermann Göring) che facevano capo al generale Frido von Senger und Etterlin (1891 – 1963), formalmente ufficiale di collegamento tedesco con il comando italiano dell’isola.

Responsabile della difesa della Sicilia era il generale  Alfredo Guzzoni (1877 – 1965) comandante della 6^ Armata italiana, uno dei generali dell’esercito italiano di maggiore esperienza.

Poiché era incerta la località di sbarco, le divisioni “Assetta”, “Aosta” e Sizilien avrebbero gravitato nella parte occidentale dell’isola mentre le Divisioni “Napoli”, “Livorno” e Hermann Göring nella parte orientale. Nonostante le capacità di pianificazione operativa, gli italiani erano pessimisti circa le possibilità di successo contro gli alleati: la capacità operativa delle divisioni italiane era considerata dal generale Guzzoni pari al 25% delle corrispondenti divisioni alleate mentre quella delle divisioni tedesche veniva considerata attorno al 50%. Inoltre gli alleati potevano contare sulla assoluta supremazia aeronavale, con una flotta di navi addirittura superiore a quella che sarebbe stata utilizzata per l’invasione della Normandia nel giugno dell’anno seguente e un imponente supporto aereo basato su Malta e in Nordafrica.

All’inizio sembrava che il piano difensivo italiano potesse avere qualche successo; in particolare la controffensiva dell’11 luglio portata dalla divisione “Livorno” nei confronti dell’avanguardie della 7^ armata americana sbarcata a Gela creò seri problemi a quest’ultima e soltanto l’intervento di copertura dell’artiglieria navale alleata (così come temuto dal comando italiano), che letteralmente fece scempio dei soldati italiani, salvò gli americani dal reimbarco.

A metà del mese apparve chiaro che la testa di ponte alleata sulle spiagge siciliane si era consolidata ma fu necessario agli alleati più di un mese di scontri furiosi per completare la conquista della Sicilia che fu evacuata dalle truppe italo- tedesche il 17 agosto 1943.

Al termine delle operazioni in Sicilia si contarono i seguenti caduti:

  • 4.578 italiani
  • 4.561 tedeschi
  • 2.811 americani
  • 2.721 britannici 
  •    562 canadesi

Dal punto di vista militare l’Operazione Husky fu una prova generale del successivo sbarco in Normandia (Operazione Overlord) il 6 giugno 1944; dal punto di vista politico (aspetto ancor di maggiore importanza) l’invasione della Sicilia portò alla caduta del regime fascista il 25 luglio 1943, che favorì l’armistizio italiano con gli alleati dell´8 settembre 1943.